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Cane bianco

Person dott.ssa Marilisa Picca

Watch Later 03/06/2023

un caso di linfoma trattato con Medicine Non Convenzionali

‍ Ho conosciuto Mosè a febbraio 2019, un cagnolone bianco di 12 anni, di taglia grande, con gli occhi buoni e dolci come la sua indole. Quando è arrivato da me era magrissimo e molto abbattuto, quasi non si muoveva, ma Tiziana, la sua proprietaria, mi racconta di un cane dal carattere socievole e molto giocoso, al punto che quando stava bene sembrava un cucciolo nonostante la sua età.

Mosè non aveva mai avuto nessun problema di salute fino ad un paio di mesi prima, quando inizia a mostrarsi stanco e svogliato. Nel giro di pochi giorni la situazione precipita, Mosè si rifiuta di uscire e di mangiare, compaiono vomito e diarrea, dimagrisce sempre più.


Il suo veterinario di fiducia, intraprende un iter diagnostico molto approfondito al termine del quale individua una forma linfoproliferativa che infiltra il fegato, per cui Tiziana viene indirizzata ad un oncologo che le propone una serie di esami per giungere ad un’opportuna “stadiazione” del tumore. Nel frattempo viene posto in terapia con cortisone.


Purtroppo tutti gli esami confermano la diagnosi, un linfoma multicentrico di tipo B a piccole e medie cellule. Le viene quindi proposta la chemioterapia, senza la quale Mosè avrebbe avuto solo poche settimane di vita.


I linfomi sono neoplasie maligne del sistema ematopoietico, molto frequenti nella specie canina. In generale rispondono molto bene alla chemioterapia, ma sfortunatamente il periodo di remissione è solo temporaneo e, secondo la letteratura, la sopravvivenza media dopo trattamento è 12 mesi.


Tiziana vuole fare qualunque cosa per Mosè, e inizialmente acconsente alla chemioterapia. Ma poco prima di iniziarla, vedendo Mosè sofferente e totalmente privo di forze, temendo che la chemio possa essere troppo invasiva per le sue condizioni, decide di rivolgersi a me per intraprendere solo una terapia palliativa con Medicine Complementari.


Come quasi tutti quelli che mi contattano, la richiesta è solo di aiutarla a non fare soffrire questo suo compagno di vita. “Non sembra più lui e non ce la faccio a vederlo così. So che non vivrà a lungo – mi dice triste –  ma vorrei assicurargli almeno una buona qualità della vita”.

Ed io almeno in questo mi sento di poterla rassicurare: “Non posso dirti nulla sulla ‘quantità’, non so quanto gli resta da vivere, ma sulla ‘qualità’ sì, quella te la prometto. Vedrai che starà meglio.”

Per fortuna capita di frequente che le Medicine Non Convenzionali ci stupiscano anche per la ‘quantità’! Mosè appartiene a questi fortunati, ed è rimasto con noi per altri 2 anni. 


La prescrizione iniziale è stata: dieta naturale priva di carboidrati e ricca di proteine animali, frutta e verdura fresche, integrata con Omega-3; Ascorbato di Potassio potenziato con D-Ribosio; una miscela di funghi medicinali. Inoltre ho da subito scalato il cortisone fino a completa sospensione.


Mosè risponde incredibilmente bene alla terapia, fin da subito: nel giro di pochissimi giorni riprende tutta la sua vitalità, gli torna l’appetito e ricomincia a giocare. “Sembra di nuovo un cucciolo!!” mi dice incredula Tiziana.


Solo verso la fine del 2020, a 2 anni dalla diagnosi, Mosè inizia a mostrare nuovamente segni di malessere: la malattia ha ripreso il sopravvento. Mosè ci lascia a marzo 2021, all’età di 14 anni. 


Per tutto questo tempo, a parte qualche problemino artrosico tipico dell’età,  Mosè è stato sempre sostanzialmente bene, come dimostrato anche dagli esami ematologici e dalle ecografie addominali di controllo, che in un certo periodo mostrano persino una parziale regressione delle lesioni epatiche. Ma ciò di cui vado più orgogliosa è che Mosè è sempre venuto nel nostro ambulatorio “tirando il guinzaglio” per entrare.


Ho voluto raccontare di Mosè dietro suggerimento della proprietaria, per dare un’alternativa in tutti quei casi di malattie gravi e terminali in cui non si possono o non si vogliono intraprendere le terapie convenzionali. Scegliere di non seguire la chemioterapia non significa non amare il proprio animale, volerlo abbandonare al proprio destino. Al contrario, spesso alla base di queste scelte ci sono motivazioni personali e dolorose. Nessuno, per nessuna ragione al mondo, vorrebbe far soffrire il proprio compagno animale. Anche quando non c’è speranza di una cura risolutiva,  c’èsempre qualcosa che si può fare per mantenere alta la qualità della vita, il più a lungo possibile.

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